Nei giorni del “con la flessibilità UE abbiamo 17 miliardi in più”, sembra necessario ricordare un particolare: quei 17 miliardi di euro non ce li regala nessuno, tanto meno l’Unione Europa. Sono 17 miliardi di deficit che l’Italia si mette sulle spalle, indebitandosi, con i quali prima o poi dovrà fare i conti.
Ricapitoliamo. Venerdì scorso in fretta e furia e senza nemmeno una slide il premier Renzi ha presentato la nota di aggiornamento al DEF, il documento di economia e finanza che indica la strada che il governo intende percorrere in sede di legge di stabilità. In sostanza dice dove prende i soldi e per fare cosa. Nel DEF si parla di uno 0,8% di PIL che “l’Italia è legittimata a chiedere all’UE” sulla base delle clausole di flessibilità a cui si potrebbe aggiungere un ulteriore 0,2% per far fronte all’emergenza migranti.
Concedere flessibilità da parte dell’UE non significa regalare soldi e nemmeno prestarli. Significa che la Commissione europea sulla base di determinati requisiti accoglie la richiesta dello Stato di discostarsi dagli obiettivi di finanza pubblica sottoscritti nei trattati europei. Tra questi, c’è il pareggio di bilancio che l’Italia ha inserito direttamente in Costituzione e che si verifica quando le uscite finanziarie dello Stato sono uguali alle entrate evitando così situazioni di deficit e il ricorso all’indebitamento. Per raggiungere gli obiettivi di bilancio chiesti dall’Unione gli Stati membri seguono un percorso di “aggiustamento” fatto da diversi “obiettivi a medio termine” fissati in accordo con la Commissione.