BCE Day: Draghi svela il QE. Che effetti avrà sull’economia italiana?

La Bce ha deciso di giocarsi la carta dal Quantitative easing, uno strumento di politica monetaria “non convenzionale”. Con il QE in pratica, la Bce stampa nuova moneta con la quale acquista sul mercato secondario (non direttamente dagli Stati) i titoli di Stato (BTp, Bund, OaT, Bonos…) per liberare liquidità che risparmiatori, investitori o intermediari potranno utilizzare altrove.

Nei quattro anni della crisi economica mondiale il debito dei paesi europei è cresciuto di circa 1.300 miliardi. La maggior parte di questo enorme fardello è entrato, sotto forma di titoli di Stato, nel portafogli degli investitori, siano essi privati o istituzionali. Di fatto, questi miliardi detenuti come titoli di Stato sono stati sottratti all’economia reale dei paesi europei. L’obiettivo della Bce è di reintegrare nel circuito economico degli stati la liquidità sottratta dalla crisi ridando ossigeno al mercato del credito e di conseguenza a famiglie e imprese.

Nel corso del board di oggi (segui la conferenza stampa in diretta), la Bce deciderà quali titoli di Stato inserire nel QE, con quale scadenza e quali saranno le dimensioni degli acquisti. Draghi lancerà l’acquisto dei soli titoli di Stato o aprirà anche ad altri strumenti finanziari? E poi, alla partita del QE potranno partecipare anche Grecia e Cipro, i paesi con i Titoli di Stato con rating “spazzatura”?

La conferenza stampa di Mario Draghi si preannuncia infuocata. I mercati si aspettano un piano di QE da almeno 1.000 miliardi, ma secondo le indiscrezioni che girano tra gli operatori Draghi potrebbe presentare un piano di acquisti per 50 miliardi al mese per un anno, ovvero circa 600 miliardi. Oltre all’incognita sulla quantità degli acquisti Draghi dovrà rispondere anche a quesiti sulla data di inizio del QE e sulla sua durata che potrebbe essere fissata all’inizio del piano oppure rimandata al raggiungimento dell’obiettivo finale.

Ma senza scendere troppo nelle tecnicità del QE, la domanda che si pongono i cittadini è soltanto una: il Quantitative easing funzionerà?

Si tratta di una domanda di non facile risposta. In primis si può osservare che stampare moneta significa automaticamente svalutare l’euro e di conseguenza dare nuovo slancio all’export. E questo è senz’altro una conseguenza positiva per i paesi europei, Italia in testa, che basano gran parte del proprio Pil proprio sulle esportazioni.

Il secondo effetto facilmente prevedibile è l’abbassamento dei tassi di interesse sui titoli di Stato, così come avvenuto negli Stati Uniti. Nonostante le similitudini però, gli operatori mettono in guardia: il QE europeo non avrà gli stessi effetti benefici riscontrati negli Stati Uniti.

In America infatti, imprese e mercato finanziario dal quale prendono liquidità sono collegati da un filo diretto. L’Europa invece è costellata da piccole e medie imprese che non hanno accesso diretto al mercato finanziario, ma si affidano a degli intermediari: le banche. E’ nelle loro mani, ahimè, gran parte della responsabilità dell’esito del QE europeo. E questo è un grosso problema per un paese come l’Italia dove, dichiarano gli operatori, “le banche sono concentrate più a soddisfare i requisiti patrimoniali che non il prestito”.

Altra discrepanza tra America e Europa che potrebbe fare la differenza è l’azione dello Stato centrale. Il QE della Federal Reserve infatti, è stato affiancato da maggiori investimenti da parte del governo che ha notevolmente aumentato il proprio deficit. In Europa invece continua a tirare aria di austerità; ai paesi membri viene indicata la strada opposta, quella del taglio della spesa pubblica e della riduzione del deficit. L’azione solitaria del QE, come unica mossa espansiva, è notevolmente ridotta rispetto ad un’azione sinergica di Banca centrale e Stato.

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