13 novembre 2012: Matteo Renzi nel corso del confronto in onda su Sky tra i candidati alle primarie Pd parla dell’evasione fiscale. L’allora sindaco di Firenze criticò fortemente l’azione di Equitalia accusata di essere: “Forte con i deboli e debole con i forti”. In quell’occasione Renzi promise ai suoi elettori una strenua lotta ai grandi evasori fiscali, il vero cancro che impoverisce l’Italia. E questa è solo una delle tante occasioni in cui il premier ha dichiarato apertamente guerra ai grandi evasori italiani.
Ma leggendo le norme del governo contenute nella delega fiscale, una domanda sorge spontanea: dov’è finita la guerra ai grandi evasori professata da Renzi? Ma facciamo un passo indietro. La storia del regalino di Renzi ai grandi evasori inizia il 24 dicembre scorso, giorno dell’ultimo consiglio dei Ministri dell’anno 2014. In quell’occasione la squadra di governo ha discusso e approvato in via preliminare il decreto legislativo sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente.
Sul sito del governo questo Decreto legislativo non è disponibile, ma spulciando sul web è possibile trovare il Pdf. Alla vigilia di Natale mentre gli italiani erano intenti a comprare gli ultimi regali, il governo ha inserito nel decreto legislativo, zitto zitto, l’articolo 19-bis, causa di esclusione della punibilità, che recita: “Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al tre per cento dell’imposta sul valore aggiunto dichiarata. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni previste dal decreto legislativo n. 471 del 1997.”
Nei primi giorni del nuovo anno il Fatto Quotidiano scopre la magagna e si chiede quale personaggio noto avrebbe beneficiato di tale norma. La risposta sta tutta nel Patto del Nazareno: Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere infatti, nell’ambito del processo Mediaset è stato condannato a 4 anni per frode fiscale per un importo inferiore al 3% del suo imponibile dichiarato. In seguito alla condanna inoltre, Berlusconi è decaduto da senatore e attualmente è ineleggibile e interdetto ai pubblici uffici. Renzi, sgamato dai giornali, dichiara che la norma non avrebbe valore retroattivo e quindi non andrebbe ad intaccare la condanna inflitta a Berlusconi in via definitiva. Ma non è così e a dirlo è l’articolo 2 del codice penale. Le leggi penali più favorevoli infatti, hanno sempre valore retroattivo, ciò significa che se qualcuno viene processato e condannato per un reato che successivamente viene depenalizzato o cancellato, la norma cade anche a suo favore. E’ probabile che la permanenza a Palazzo Chigi abbia fatto rimuovere a Renzi le nozioni apprese durante il corso di laurea in Giurisprudenza.
Ma sorvoliamo l’esempio specifico del caso Berlusconi: l’articolo 19-bis si presenta comunque più come un condono fiscale che come strumento per portare avanti la lotta ai grandi evasori fiscali. Così facendo, i ricchi più guadagnano più possono evadere e frodare. La grandi aziende potrebbero evadere decine o centinai di milioni di euro senza essere penalmente perseguite. Altro che piccole evasioni! Qui di piccolo c’è solo l’impegno, reale, del governo a combattere chi froda o evade il fisco.
Ah un’altra precisazione interessante. Colto in flagrante, il premier ha rinviato la decisione sull’eventuale modifica della norma al 20 febbraio, dopo l’elezione del Capo dello Stato. Fino a quel momento quindi, il futuro politico di Berlusconi resterà appeso all’articolo 19-bis che, cancellando la sentenza contro di lui, gli restituirebbe la possibilità di candidarsi. I più sospettosi potrebbero pensare che Renzi voglia costringere il cavaliere a votare un Presidente di suo gradimento promettendo in cambio l’agibilità politica. Come disse Andreotti: “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”.
Cara Marta,
ti faccio anzitutto i miei più cari auguri per il lavoro che stai portando avanti.
Per quanto riguarda questo articolo mi trovi parzialmente in accordo con te.
Chi mi conosce sa che non seguo le vicende politiche, finanziarie ecc… ma questo articolo lo ho seguito e mi sono reso conto che i media non sono sempre precisi nei loro commenti. A mio parere se vogliamo fare una attenta ed accurata analisi di questo fantomatico articolo dobbiamo prima riflettere sulla certezza del diritto in Italia e, soprattutto, sulla certezza della pena.
Io credo che l’unico ad aver avuto una condanna per reati fiscali in Italia sia proprio il caro Berlusconi e pochissimi altri.
Detto questo appare evidente che l’articolo non è particolarmente rilevante sotto il profilo penale visto che, lo ripeto, non viviamo, purtroppo, in uno stato che sappia garantire certezza del diritto e della pena … non solo per i reati fiscali.
Nonostante queste considerazioni appare chiaro che il penale sui reati fiscali è un deterrente conto l’evasione indipendentemente dalla certezza della pena e non deve essere eliminato. Ma l’articolo in questione non ha depenalizzato il reato fiscale, ne ha solo ridotto il montante.
Per quanto riguarda invece il “condono fiscale” entro il 3% di evasione devo assolutamente rilevare che un “condono fiscale” ha un costo per chi vuole accedervi e questo “condono” è particolarmente oneroso perchè la somma da pagare è pari al DOPPIO di quanto previsto dal d.l. n° 471 del 1997 come tu stessa hai riportato.
Ben vengano quindi le grandi e ricche aziende che evadono entro il 3% perchè così facendo portano, se beccate, tanti soldini nelle casse dello stato a vantaggio di chi poi li ruberà, ovviamente :-).
In sintesi e per chiudere, l’unico aspetto rilevante di questo articolo è la depenalizzazione della sentenza contro berlusconi che farà felice il 50% degli italiani e un po meno felice il restante 50% 🙂
Saluti
Marco Calonghi
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