“Siamo tutti Charlie Hebdo”: ipocrisia e censura della politica italiana

E’ vero, di fronte ad una strage come quella avvenuta nella sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo la solidarietà per le vittime e la condanna per il gesto devono essere unanime. E così è stato: dopo i fatti dello scorso 7 gennaio giornalisti, vignettisti, politici, e semplici cittadini hanno manifestato la loro vicinanza alle famiglie delle vittime e alla Francia intera per il terribile attacco subito. E fin qui tutto giusto e doveroso.

Ma, nonostante la tragica circostanza, viene da sorridere guardando le reazioni di alcuni giornalisti e politici del Belpaese, sempre il prima linea quando si tratta di chiacchiere e arraffamento di voti, ma con la testa sotto la sabbia quando sarebbero richieste le azioni. Gli italiani infatti, si sono scoperti, dopo i fatti a Charlie Hebdo, paladini della libertà di espressione, di stampa e di satira.

Ma facciamo un passo indietro, anzi due. Della tanto professata libertà di satira italiana ne ebbero prova Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, animatori di un seguitissimo programma sulla Rai alla fine degli anni ’50: Uno, due e tre. Nel 1959 il programma fu bruscamente interrotto dopo una bonaria parodia di un incidente occorso al presidente della Repubblica Gronchi alla Scala di Milano. Tognazzi e Vianello mimano la caduta dalla sedia del Presidente, senza far nomi né dire una parola. Ma tanto basta a indurre la Rai a chiudere il programma. I casi assurdi di censura in quegli anni furono molti e colpirono innumerevoli personaggi noti e meno noti: da Gassman a Dario Fo, ma persino Claudio Villa e Corrado. Ma negli anni ’50-’60 si sa, la televisione moralista e bigotta era molto diversa da quella di oggi. In nome del buongusto si cambiavano i titoli dei film, sostituendo la parola “amante” con “moglie” e si gridava allo scandalo per le gambe nude delle sorelle Kessler.

Ma andiamo oltre, direttamente agli anni 2000. Nel 2001 il Ministro per le telecomunicazioni Gasparri interviene a Quelli che il calcio per replicare ad una battuta di Gene Gnocchi sulla stagista raccomandata dall’allora Ministro. Sarà la conduttrice Simona Ventura a chiudere la polemica invitando il Ministro ad accettare con più senso dell’umorismo la satira che lo riguarda.

L’anno successivo, il 2002, resterà nella storia della libertà di espressione tipicamente italiana per il famoso Editto Bulgaro. Da Sofia, dove si trova in visita ufficiale, il Presidente del Consiglio, Berlusconi denuncia quello che a suo dire era “l’uso criminoso della tv pubblica” da parte di Enzo Biagi, Michele Santoro, e dell’autore satirico Daniele Luttazzi. Poco dopo i tre furono allontanati dalla Rai.

Altra vittima della “libertà di satira” all’italiana è stata Sabina Guzzanti. Nel 2003 il programma satirico della Rai Raiot fu temporaneamente sospeso e poi abolito per uno sketch in cui la Guzzanti criticava l’impero mediatico di Berlusconi. La prima puntata fu seguita da quasi due milioni di italiani, ma i principali quotidiani del Belpaese plaudirono la sospensione del programma satirico perché “brutto”.

Nel 2005 un programma Rai manda in onda una replica dell’imitazione che Corrado Guzzanti faceva del leader della Lega Umberto Bossi, scatenando l’ira del Carroccio e di Silvio Berlusconi. Il direttore della Rai, Petroccioli, paladino della libertà di satira, espresse al numero uno della Lega “rammarico e sentite scuse per l’accaduto”.

Nel 2006 esce, accompagnato da forti polemiche, Il caimano, profetico film di Nanni Moretti. La pellicola è stata trasmessa per la prima su Sky Cinema Mania il 27 aprile 2007. Il film era originariamente previsto per il 25 aprile, ma è stato rimosso dal palinsesto, in nome dell’autocensura preventiva, per la coincidenza delle elezioni amministrative italiane del 2007. Lo sbarco del Caimano sulle reti pubbliche Rai fu ancora più travagliato. Dopo la sua uscita il film è stato acquistato dalla Rai, quindi con soldi pubblici, per un milione e mezzo di euro per mandarlo in onda cinque volte in altrettanti anni. Ma dopo più di tre anni, gli schermi pubblici non avevano ancora trasmesso il film di Moretti. Alcune parti del Caimano dovevano andare in onda il 9 febbraio 2011 durante il programma Parla con me condotto da Serena Dandini, ma in seguito alle contestazioni della direzione generale della Rai, non sono state trasmesse. Dopo un’Odissea durata circa cinque anni, Il Caimano è stato trasmesso il 19 giugno 2011 su Rai 3.

Nel 2007, dopo l’editto Bulgaro, Luttazzi torna in televisione con un nuovo programma su La7, Decameron. Registrate 10 puntate, il programma però fu sospeso dopo la quinta a causa di una scenetta con protagonista Giuliano Ferrara: “Io ho un mio sistema, penso a Giuliano Ferrara immerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell’Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti. Va già meglio, no?”. Il tribunale di Roma stabilirá in primo grado che la chiusura del programma fu arbitraria e condannerà La7 al pagamento delle penali.

vauro_vignetta_abruzzoNel 2009 la Rai sospese il vignettista di Annozero Vauro per una vignetta sul terremoto dell’Aquila e il piano casa stanziato dal governo Berlusconi. La vignetta satirica, è stata ritenuta dalla Rai “gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la missione del servizio pubblico”.

Nel 2010 scoppia una bufera politica dopo la pubblicazione, da parte del Fatto Quotidiano, di notizie su un’inchiesta che vedeva Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, e il commissario dell’Authority, Giancarlo Innocenzi, indagati per concussione. Il Presidente del Consiglio Berlusconi avrebbe fatto pressioni per chiudere il programma Annozero, lamentandosi anche di Ballarò e Parla con me. La vicenda ha condotto il membro dell’Authority Innocenzi alle dimissioni.

Ma non sono stati soltanto gli esponenti del centrodestra a dimostrare negli anni la loro fedeltà alla libertà di informazione e di satira. Sono numerosi anche gli esempi di giornalisti, opinionisti e politici del centrosinistra che mal hanno digerito articoli graffianti o rappresentazioni satiriche. Un esempio su tutti, il più recente, vede come protagonista Virginia Raffaele, fiduciosa che il giovane governo Renzi avrebbe accolto con maggior autoironia una sua imitazione. Così il 4 marzo scorso la Raffaele mette in scena per la copertina di Ballarò un’imitazione del neo Ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. In questo caso il primo a puntare il dito contro l’autrice satirica chiedendo l’intervento della Rai è stato il renziano Michele Anzaldi. Il deputato democratico dopo l’imitazione della Boschi ha preso carta e penna per scrivere alla presidente Rai Anna Maria Tarantola: “Mi permetto di chiederle se condivide l’imitazione e se ritiene opportuno che un ministro giovane che finora ha dimostrato preparazione e capacità, sia ritratta come una scaltra ammaliatrice che conta solo sul suo essere affascinante. È questa l’immagine che il servizio pubblico della Rai, e Rai3 in particolare, vuole dare alla vigilia dell’8 marzo?”.

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E questi sono soltanto i casi più indicativi che mostrano l’avversione, tutta italiana, per la satira scomoda. Ma all’indomani della strage di Charlie Hebdo i politici hanno fatto a gara per riaffermare con forza la libertà di espressione e di satira. I più ottimisti potrebbero pensare che sia l’alba di una nuova era di libertà per il nostro paese. Personalmente tenderei piuttosto a penare che politici e opinionisti italiani siano grandi fautori della satira e della libertà di espressione a patto che non si manifesti a casa loro.

Je suis Charlie… basta che Charlie resti a Parigi!

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