A due mesi dall’entrata in vigore del contratto a tutele crescenti nato nelle pagine del Jobs act, arriva già qualche dubbio sulla costituzionalità della norma. E dopo la sentenza della Consulta che ha creato un buco nel sistema pensionistico che vale circa 12 miliardi di euro, il governo sa bene quanto un pronunciamento dell’Alta Corte possa rompere (i precari) equilibri dei nostri bilanci.
L’INPS pochi giorni fa ha pubblicato il suo rapporto sull’occupazione indicando che nel mese di marzo le imprese italiane, sfruttando l’esonero contributivo, hanno convertito oltre 31mila contratti dalle forme precarie al nuovo contratto a tutele crescenti. Ma oggi ad interrompere i festeggiamenti per i primi risultati ottenuti arriva un appello dei Consulenti del Lavoro. In un comunicato stampa sulla nuova tipologia di contratto a tutele crescenti l’ANCL parla esplicitamente di rischio di incostituzionalità e chiede alle imprese di sospenedere le conversioni dei contratti a termineaspettando la loro naturale scadenza per poi effettuare una nuova assunzione con il contratto a tutele crescenti.
Ma da dove arriva questo sospetto di incostituzionalità?
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L’ha ribloggato su Alter Ego.
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