Articolo pubblicato per IBTIMES
È scoppiata un’altra polemica sull’olio d’oliva, uno dei tasti sensibili del Paese che sui propri prodotti Made in Italy punta gran parte dell’economia agroalimentare. La scintilla che ha fatto scattare agricoltori e associazioni di categoria è stata l’approvazione da parte del parlamento UE di una legge che permette l’ingresso in Europa di 35mila tonnellate aggiuntive di olio di oliva proveniente dalla Tunisia, senza il pagamento dei dazi.
Ma perché il parlamento di Strasburgo si è svegliato una mattina ed ha deciso di riversare in Europa migliaia di tonnellate di olio di oliva tunisino? L’obiettivo non è certamente quello di danneggiare l’economia di Italia e Spagna, principali produttori di olio extravergine di oliva in Europa, ma di aiutare la Tunisia in un settore trainante della sua economia in un momento di profonda emergenza a causa degli attentati che hanno fatto crollare l’altro pilastro dell’economia tunisina, ovvero il turismo. Agricoltori e Coldiretti, comunque, non ci stanno e sono già sul piede di guerra lanciando l’allarme sull’ingresso di migliaia di tonnellate di olio di oliva tunisino in Europa che faranno aumentare le truffe agroalimentari. In questo caos mediatico è necessario fare alcune precisazioni sulla faccenda dell’olio tunisino.
La legge UE sull’olio tunisino
Ieri (giovedì 10 marzo), il parlamento europeo ha dato il via libera definitivo all’accordo con la Tunisia per l’ingresso in Europa di 35mila tonnellate aggiuntive annue di olio di oliva senza dazi. Un via libera approvato con 500 voti favorevoli, 107 contrari e 42 astensioni. Tra quelli contrari troviamo voti trasversali di tutti i partiti italiani, ma nel Partito Democratico pare sia scoppiata una polemica interna per il voto favorevole dell’ex ministro Cécile Kyenge, di Mercedes Bresso, di David Sassoli, di Sergio Cofferati (ex Pd) e Gianni Pittella. La legge approvata ieri apre, quindi, le porte europee ad altre 35mila tonnellate di olio di oliva tunisino senza dazi che vanno ad aggiungersi alle 56.700 tonnellate già previste da un accordo firmato da UE Tunisia nel lontano 1995.
Il testo, approvato in seduta plenaria, dovrà ora passare al voto del Consiglio europeo ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, una volta che i due co-legislatori l’avranno firmato durante la sessione plenaria fissata per l’11 aprile.
Le tutele chieste da Italia e Spagna
I Paesi meno entusiasti di questo provvedimento sono certamente Italia e Spagna, i maggiori produttori europei di olio extravergine di oliva. Gli eurodeputati spagnoli e italiani hanno premuto per introdurre delle misure di salvaguardia della propria produzione di olio di oliva.
Le tutele volute dai due Paesi e inserite nell’ultime versione della legge prevedono sostanzialmente tre cose:
- una valutazione intermedia dell’impatto dell’ingresso delle 35mila tonnellate di olio di oliva tunisino sul mercato dei Paesi UE e l’impegno ad aggiornarle, nel caso dovessero rivelarsi dannose per i produttori europei;
- una clausola relativa alla tracciabilità delle merci, per assicurare che l’olio d’oliva sia interamente prodotto in Tunisia (secondo le norme per la tutela della salute dei consumatori) e trasportato direttamente da questo Paese nell’Unione;
- infine, è stata cancellata la possibilità di prolungare le misure d’emergenza oltre il periodo iniziale stabilito in due anni. L’importazione senza dazi di 35mila tonnellate aggiuntive di olio scade in modo improrogabile il 31 dicembre del 2017.
La produzione italiana di olio di oliva e il rischio frodi
L’Italia è il secondo produttore in Europa di olio dopo la Spagna, ma è anche il primo importatore di oli di oliva e sansa che spesso vengono mescolati con quelli italiani. Il “mescolamento” di vari tipi di olio di oliva avviene perché spesso la produzione italiana di olio non è sufficiente a rispondere alla richiesta del mercato e quindi l’Italia è costretta ad importare. Questo di per sé non è un problema, basta che il consumatore che va al supermercato sappia cosa sta comprando.
Il risultato del mescolamento può essere comunque un buon prodotto, ma – questo è il punto – non può essere un olio extravergine di oliva e come tale non può essere venduto. Dovrà avere un costo inferiore all’olio extravergine di oliva e riportare sull’etichetta la corretta indicazione di olio di oliva fatto con “olive comunitarie o extracomunitarie”. Il 2014, per esempio, è stato un anno drammatico per la coltivazione delle olive in Italia. Coldiretti segnala che la produzione di olio è scesa ai minimi storici, circa 300mila tonnellate a fronte di una media annua di 500mila tonnellate, con la conseguente impennata delle importazioni di olio e sansa che hanno registrato +38%. E indovinate l’Italia dove va a prendere l’olio di oliva e la sansa? In Spagna, Tunisia, Marocco e Grecia.
L’Italia, quindi, già importa grosse quantità di olio di oliva dalla Tunisia e la legge europea non impone all’Italia di importare un quantitativo maggiore di olio tunisino per inquinare l’extravergine italiano. Le 35mila tonnellate tax free andranno suddivise tra i Paesi europei e il capo della diplomazia UE Federica Mogherini ha promesso che vigilerà su una suddivisione mensile equa dell’olio tunisino. Secondo la relatrice della legge Marielle de Sarnez (ALDE, FR) “l’aumento della quota di olio d’oliva a dazio zero, senza aumentare il volume totale delle esportazioni, fornirà un aiuto essenziale alla Tunisia e non dovrebbe destabilizzare il mercato europeo”.
A differenza di quanto scritto dai giornali italiani, dalla Tunisia nel 2016 e 2017 non arriverà olio extravergine di oliva, che quindi non andrà a fare concorrenza l’olio Made in Italy italiano. Basta andare sul sito del parlamento europeo e leggere il testo della legge per capire che l’olio importato sarà semplice olio di oliva, quello che l’Italia già importa in grandi quantità.
Quindi la Coldiretti e gli agricoltori hanno preso un abbaglio? Assolutamente no. L’allarme lanciato sul rischio truffe di olio di oliva mescolato, ma etichettato e venduto per olio extravergine di oliva Made in Italy è più che legittimo. Ma quella delle truffe agroalimentari in Italia è una storia vecchia e stra-nota. Il problema non sembra essere l’importazione dell’olio di oliva dalla Tunisia (che l’Italia già importa), ma come questo sarà trattato una volta sbarcato in Italia.
Mettere in tavola un olio tunisino o un prodotto creato mescolando diverse tipologie di olio non mette in pericolo la salute dei consumatori e, anzi, può incontrare le esigenze di una parte di clientela poco attenta alla qualità dell’olio, ma molto al portafoglio. Non è giusto demonizzare i prodotti a basso costo o le bottiglie di olio fatte con olive non italiane, basta che il consumatore sia informato su ciò che sta comprando al supermercato. Per questo motivo il ministro per le Politiche agricole Martina, alla luce dell’approvazione della legge UE ha disposto che gli organismi di controllo del Ministero (Capitanerie di Porto, Corpo forestale e Ispettorato repressione frodi) intensifichino le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo dalla Tunisia per evitare possibili frodi.
Perché importiamo olio senza dazi dalla Tunisia?
Altro dato da evidenziare è il motivo che sta alla base della legge UE sull’olio tunisino. La proposta di togliere i dazi dall’olio proveniente dalla Tunisia è arrivata sul tavolo dell’Unione Europea dopo gli attentati al museo del Bardo di Tunisi e quello al resort turistico di Susa che hanno messo in ginocchio il volano dell’economia tunisina: il turismo. In seguito ai fatti dello scorso anno, quindi, arrivò la proposta di aumentare da 56.700 a 90mila le tonnellate di olio importato in Europa senza dazi per aiutare l’economia della Tunisia in un momento piuttosto complicato e per garantire la stabilità del suo sistema democratico. Federica Mogherini, capo della diplomazia europea, aveva commentato la proposta dicendo: “Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali. In questo periodo difficile la Tunisia può contare sul sostegno dell’UE”.
In effetti la Tunisia è l’unico paese arabo che ha mantenuto un sistema democratico dopo le Primavere arabe, l’unico dove il Califfato non è ancora riuscito ad insinuarsi, anche se ci sta provando. Per questo motivo i sostenitori della legge sull’olio tunisino rivendicano l’importanza per l’Europa di sostenere l’economia della Tunisia per mantenere intatta la democrazia ed evitare che cada nella tela estremista. E c’è anche chi, su questa linea, esorta gli italiani a comprare almeno un litro di olio tunisino per mettere in pratica il mantra del “aiutiamoli a casa loro”.
Insomma, al netto degli eccessi da una parte e dall’altra, il provvedimento europeo di per sé non sembra il male assoluto considerando che l’Italia già importa per necessità tonnellate di olio di oliva tunisino. L’importante è che questa legge non si trasformi nell’occasione perfetta per incrementare le truffe agroalimentari e che l’olio tunisino importato senza dazi non vada a finire sulle nostre tavole come olio extravergine di oliva Made in Italy pagato a caro prezzo dai consumatori.