In via d’approvazione il CETA, l’accordo fra UE e Canada: ecco dubbi e polemiche

Non solo TTIP. Sul tavolo della Commissione europea c’è anche un altro trattato, considerato il fratello minore del partenariato tra UE e USA, il CETA ovvero il “Comprehensive and Economic Trade Agreement” tra UE e Canada.

Il succo dei due trattati è lo stesso: togliere tutte le barriere possibili, per cercare di favorire lo scambio commerciale e la creazione di occupazione tra le due sponde dell’Atlantico. La principale differenza al momento è che mentre i negoziati per il TTIP sono ancora in alto mare e con le imminenti elezioni negli Stati Uniti è ancora tutto in discusssione, quelli per il CETA sono già finiti. L’accordo, anche se i cittadini non lo sanno, già c’è. Ora basta approvarlo e dal 2017 potrebbe già entrare in vigore.

I sostenitori del libero scambio esultano e chiedono la ratifica del CETA, ma c’è anche chi si sofferma sui rischi dell’accordo, molto simile a quelli del TTIP: tutela dell’ambiente, della salute, del Made in Italy. In questo scenario si è inserita un’iniziativa solitaria del Ministro per lo Sviluppo economico Calenda che ha fatto infuriare le opposizioni. Il ministro ha scritto alla Commissaria UE al Commercio Cecilia Malmstrom che l’Italia, per arrivare all’approvazione del CETA, è disposta ad appoggiarla nel tagliare fuori i parlamenti nazionali dalla sua ratifica. Seguendo questa linea, infatti, per l’entrata in vigore del CETA basterebbe l’approvazione di Consiglio e Parlamento europeo, senza passare dai parlamenti nazionali. Deputati e senatori italiani non avrebbero la possibilità di dire la loro sull’approvazione di un trattato molto controverso che, secondo alcuni, metterà a rischio la tutela dei prodotti italiani.

Cos’è il CETA

Sul sito dell’Unione europea si legge che “l’accordo economico e commerciale globale (CETA) è un trattato tra l’UE e il Canada negoziato di recente: una volta applicato, offrirà alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sosterrà la creazione di posti di lavoro in Europa”.

L’accordo sulla scia del TTIP, affronta una lunga serie di tematiche per semplificarne le regole e agevolare gli scambi commerciali con il Canada.

Una volta approvato il CETA “eliminerà i dazi doganali, porrà fine alle limitazioni nell’accesso agli appalti pubblici, aprirà il mercato dei servizi, offrirà condizioni prevedibili agli investitori e, cosa non meno importante, contribuirà a prevenire le copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell’UE. Il CETA contiene anche tutte le garanzie necessarie per far sì che i vantaggi economici ottenuti non vadano a scapito della democrazia, dell’ambiente o della salute e della sicurezza dei consumatori”.

Dal punto di vista commerciale, il Canada è il dodicesimo partner commerciale più importante dell’UE e l’Unione è il secondo partner commerciali per il Canada dopo i vicini Stati Uniti.

Secondo la Commissione europea, il volume degli scambi di merci tra l’UE e il Canada raggiunge quasi 60 miliardi di euro l’anno: macchinari, mezzi di trasporto e prodotti chimici rappresentano le principali esportazioni dell’UE verso il Canada, mentre servizi commerciali (trasporti, viaggi, assicurazioni e comunicazioni) superano i 26 miliardi di euro (dato 2012).

Con il CETA, UE e Canada apriranno i loro mercati a beni, servizi e investimenti, anche tramite appalti pubblici dell’altra sponda dell’Atlantico con indubbi risparmi per quanto riguarda i dazi che attualmente pesano su molto prodotti. Una valutazione d’impatto del CETA, condotta nel 2008 dai vertici europei, stimava un aumento delle entrate di circa 11,6 miliardi di euro per l’UE e 8,2 miliardi di euro per il Canada nei sette anni successivi all’attuazione dell’accordo.

Le critiche al CETA

Mentre si applaude alla chiusura dei negoziati sul CETA, qualche voce fuori dal coro lancia l’allarme su alcuni rischi che l’accordo porta con sè creando anche un pericoloso precedente alla luce dei lavori ancora in corso sul TTIP. Tra queste voci c’è quella di Bernard O’Connor, esperto di indicazione geografiche che mette in guardia sulla difesa dei prodotti Made in Italy in un recente articolo.

L’Allegato I Parte A dell’accordo elenca 173 IG dell’UE che devono essere protette in Canada, escludendone di fatto oltre 1.200. Le indicazioni geografiche italiane sono solo una quaratina e tutti i marchi non espressamente indicati in questa lista potranno essere usati su prodotti canadesi. Secondo O’Connor, con le disposizioni contenute nel CETA, i nomi di prodotti tipici dell’agroalimentare italiano come “mozzarella”, “mortadella” e gorgonzola” potranno essere usati senza problemi su prodotti canadesi, a patto che non ci sia la bandiera italiana sulla confezione. Dopo l’approvazione dell’accordo nessun altro prodotto europeo di quelli attualmente riconosciuti come IG potrà essere protetto in Canada.

Approvazione e ratifica del CETA

Il negoziato tra UE e Canada sul CETA, durato cinque anni, è stato chiuso nell’agosto del 2014 dal primo ministro canadese Justin Trudeau e l’europeo Jean-Claude Juncker. Ora il testo è in mano ai tecnici della Commissione europea che devono esaminare il testo e tradurlo in tutte le lingue dei Paesi UE. Poi  sarà discusso dal Consiglio dell’UE e dal Parlamento europeo; se come previsto l’approvazione arriverà entro la fine del 2016, il CETA potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2017.

Ma sulla procedura per l’approvazione del CETA si è aperta una vera e propria bagarre a livello europeo. La Commissione, infatti, tenta di accelerare togliendo la possibilità ai parlamenti nazionali di discutere il testo e la facoltà ai membri di porre il veto sul CETA. Questa sarebbe la procedura, prevista dal trattato di Lisbona, “EU only” utilizzata per l’approvazione dei trattati commerciali. Ma lo scorso 13 maggio i ministri europei hanno detto al Consiglio europeo che il CETA è da considerare un “trattato misto” perché non tratta soltanto questioni commerciali, e quindi, come tale deve passare anche al vaglio dei parlamenti nazionali.

Lo scorso 10 giugno, però, il Ministro italiano Calenda ha inviato una lettera alla Commissione in cui dice che l’Italia è pronta a sostenere la versione dei vertici europei (cioè la procedura EU Only) pur di portare a casa il risultato. La missiva ha fatto insorgere i colleghi europei: “Senza l’approvazione del nostro Parlamento, niente via libera della Germania al Ceta”; “Il Ceta è un accordo di tipo misto, perciò i Parlamenti devono avere l’ultima parola: è un imperativo democratico”, ha twittato il segretario al commercio francese.

Articolo scritto per Ibtimes

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