Partiamo da una premessa: quando si tratta di diritti civili non si può guardare al portafoglio. Nessuno può sostenere o osteggiare una legge come il DDL Cirinnà che introduce le unioni civili per i benefici o i costi economici previsti. Anche perchè fare previsioni in questo senso è un interessante esercizio, ma non può avere pretese di esattezza a causa della complessità della materia.
Intanto, però, in attesa che la realtà smentisca le posizioni più nette si può riflettere su costi e benefici economici che l’approvazione della legge Cirinnà dovrebbe portare con sè. Partiamo da un dato falso. Agli albori della discussione sulla legge per le unioni civili il Ministro dell’Interno Angelino Alfano nel disperato tentativo di rallentare la corsa alla legge Cirinnà ha sparato alto: “Se intervenissimo sulle pensioni di reversibilità il tema costerebbe circa 40 miliardi di euro” dichiarava lo scorso 10 marzo.
In questo caso di può affermare con ragionevole certezza che si tratta di un dato falso perchè smentito, numeri alla mano, dal MEF. Il Tesoro ha stabilito che gli oneri complessivi per le casse dello Stato derivanti dal Ddl andrebbero dai 3,7 milioni di euro nel 2016 ai 22,7 milioni nel 2025. Ma non era necessario l’intervento del MEF, bastava la logica: il costo attuale delle pensioni di reversibilità è di quasi 40 miliardi di euro per tutte le coppie eterosessuali sposate quindi è impossibile pensare che il costo per le coppie gay unite in matrimonio possa essere anche soltanto paragonabile.
L’INPS in un censimento del 2011 ha rilevato 7.513 coppie gay che hanno dichiarato la proprio convivenza. Considerando la reticenza che alcune coppie omosessuali possono avere nel dichiarare la propria convivenza, il dato dell’INPS è certamente sottostimato rispetto a quello reale. Secondo altri dati, infatti, gli omosessuali in Italia sarebbero circa un milione, ma non è chiaro quanti vivano sotto lo stesso tetto.
Qualche dato empirico proviene dai Paesi che hanno già approvato da anni le unioni civili o i matrimoni tra gay: Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Olanda, Regno Unito, Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia. L’Unione Europea ha finanziato l’analisi “Families And Societies, Changing families and sustainable societies: Policy contexts and diversity over the life course and across generations”, coordinato dall’università di Stoccolma, secondo la quale il numero di coppie gay rispetto a quelle eterosessuali si posiziona tra lo 0,7% e l’1,2%. Questa forbice è rappresentata dai dati provenienti da Francia e Germania: nel primo caso le unioni civili sono 86mila, mentre nel secondo 30mila.
Prendendo come esempio ciò che è successo in Francia dopo l’approvazione dei Pacs si può stimare che nel primo anno dall’approvazione della legge Cirinnà le unioni civili in Italia potrebbero essere circa 2.500 e il numero crescerà negli anni a seguire fino ad arrivare alla cifra complessiva di 84mila unioni civili entro il 2030.
I costi per le pensioni di reversibilità e per le prestazioni per assegni al nucleo familiare sono già state calcolate dal MEF e le prendiamo per buone. Ma oltre a costi contenuti, le unioni civili porteranno anche risparmi e benefici per l’economia italiana. Senza l’approvazione delle legge Cirinnà l’Italia dovrà subire sempre maggiori sanzioni europee provenienti dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. A luglio scorso la Corte ha condannato l’Italia a risarcire tre coppie gay che vivono sotto lo stesso tetto con 5mila euro ognuna come risarcimento per danni morali a causa del mancato riconoscimento della loro unione. Senza una legge che porti l’Italia al livello di civilità degli altri Paesi europei le sanzioni provenienti dell’Europa non faranno che intensificarsi anche perchè la sentenza a favore delle tre coppie gay ha spalancanto la strada ad altre cause contro il Belpaese. L’Italia, in Europa, è rimasta in compagnia di Cipro, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania a non riconoscere i diritti delle coppie di fatto e per questo ha dovuto spendere complessivamento circa 120 milioni di euro per sanzioni e indennizzi.
Altro motivo di risparmio deriva dai minori costi del sistema giudiziario. Ad oggi, infatti, le coppie omosessuali intenzionate a tutelare il partner possono scegliere soltanto la strada delle scritture private, donazioni, deleghe e testamenti. Con l’approvazione del decreto Cirinnà invece, le coppie di fatto avrebbero tutti i diritti anche ereditari delle coppie eterossuali, ciò significa per le coppie gay meno spese dal notaio per scritture private, donazioni e testamenti. Ma il risparmio ci sarebbe anche per la giustizia italiana che con le nuove norme vedrebbe drasticamente ridursi il numero di ricorsi e cause intentate tra eredi o partner gay per il riconoscimento di determinati diritti.
Ma il vero business gira tutto intorno al gran giorno. Il giro economico dei matrimoni tra coppie eterosessuali in Italia è stimato in circa 7 miliardi di euro l’anno, in media 35mila euro per cerimonia. In Italia ci si sposa sempre meno (soprattutto in chiesa), ma chi decide di fare il grande passo lo fa in pompa magna e così non si bada a spese quando si sceglie la location per il sì, il ristorante, il catering, il fotografo, il regista per il video, gli abiti. Nonostante i tentativi, è difficile stimare con ragionevole certezza quante coppie gay sceglieranno la strada del matrimonio, ma è prevedibile che le unioni civili daranno vita ad un bel giro d’affari. Basta pensare a quante coppie sono disponibili a spendere migliaia di euro per andare in Portogallo e negli Stati Uniti per unirsi in matrimonio. è proprio sul grande giorno delle coppie gay che sono nate in Italia agenzie come Travelgay che offrono pacchetti completi per convolare a nozze in un altro Paese. Si parte dal pacchetto a 950 euro a persona per il Portogallo (meta prediletta in Europa perchè permette le unioni civili anche ai non residenti ed è molto più economico rispetto all’altra chance offerta dalla Norvegia) fino costi che superano i 2.300 euro a persone per volare a New York.
Mentre in Italia siamo ancora a discutere sull’approvazione o meno delle unioni civili gli altri Paesi hanno creato un vero e proprio business. In Portogallo anche i giornali ringraziano il bigottismo italiano che permette loro di far guadagnare enti locali, hotel e ristoranti; mentre in Spagna sono addirittura nate agenzie con personale che parla italiano per aiutare le coppie con la fecondazione l’eterologa per la quale si spendono migliaia e migliaia di euro. Negli Stati Uniti, il Williams Institute ha calcolato che nel breve periodo il giro d’affari delle unioni gay in California toccherà il mezzo miliardo di dollari. A New York il Comune incassa con le pratiche per i matrimoni circa 300 milioni l’anno.
Insomma, volendo fare un cinico ragionamento economico, l’approvazione delle unioni civili, a fronte di spese contenute, potrebbe creare un giro d’affari notevole intorno alle unioni tra coppie gay italiane, ma anche straniere, per non parlare dei risparmi in termini di sanzioni europee e cause legali. Ma indipendentemente dall’economia, l’approvazione del Ddl Cirinnà è un atto dovuto per un Paese che vuole ritenersi civile.