Perché i mercati stanno crollando? E soprattutto, quanto dobbiamo preoccuparci?

Articolo scritto per IBTIMES

Ma perchè praticamente tutte le Borse del mondo stanno crollando? È questa la domanda che si stanno ponendo i cittadini di mezzo mondo preoccupati per la tenuta economica del proprio Paese. I fattori che determinano l’instabilità della Borsa sono molteplici e nel corso degli ultimi mesi di sono incastrati l’uno con l’altro creando la tempesta perfetta. Cerchiamo di individuare i fattori di instabilità, spiegare le reazioni dei mercati e i rischi futuri prendendo in considerazione scenari più o meno catastrofisti.

Fattori di instabilità

I fattori di crisi dei mercati globali hanno iniziato a farsi sentire nel corso del 2015, ma nel 2016, sommandosi, hanno scatenato una vera e propria tempesta sui mercati globali. Alcuni di questi fattori sono globali, riguardano l’intera economia mondiale, mentre altri sono incentrati sull’Europa e spiegano il momento di instabilità che stanno vivendo le borse europee dall’inizio dell’anno. Partiamo da quelli globali:

  • il rallentamento della Cina: la minor crescita del Paese e la forte diminuzione delle esportazioni sta pesando come un macigno sull’intera economia mondiale e la soluzione non sembra affatto dietro l’angolo;
  • i Paesi emergenti: anche la loro decrescita incide sull’economia mondiale. I Paesi che negli ultimi anni hanno messo a segno crescite a due cifre hanno interrotto la loro corsa a causa del rallentamento della Cina che incide sul loro export di materie prime ed energia. Inoltre i Paesi che negli anni passati hanno contratto più debiti in dollari stanno soffrendo il rafforzamento della valuta statunitense.
  • il petrolio: il rallentamento di Cina ed emergenti taglia la domanda di petrolio. Con la produzione che resta alta e la domanda che diminuisce il prezzo del petrolio crolla incidendo sui profitti dei colossi che estraggono le materie prime. Tra i Paesi che più risentono del prezzo basso del petrolio gli Stati Uniti e la Russia (che oltrettutto deve sottostare anche alle sanzioni europee).
  • FED e tassi USA: a dicembre la banca centrale degli Stati Uniti ha annunciato la normalizzazione dei tassi di interesse dopo diversi anni di QE. Le numerose svalutazioni delle valute locali dei Paesi (che tentano di spingere il proprio export) hanno contribuito al rafforzamento del dollaro, spinto anche dai rialzi dei tassi attesi nel 2016. Ma la forza del dollaro in un contesto di scarsa crescita porta sulla strada del rallentamento macroeconomico.

A questi fattori globali si aggiungono quelli prettamenti europei:

  • la crescita economica inferiore alle aspettative: nel corso del 2015 tutti gli istituti economici internazionali sono stati costretti a rivedere al ribasso le stime di crescita a causa dei fattori sopra descritti. Il 2015 ha deluso le aspettative: invece di essere l’anno della svolta è stato soltanto l’anno di una debolissima ripresa.
  • la debolezza del sistema bancario: le banche europee soffrono i bassi tassi di interesse che riducono i ricavi, il fardello delle sofferenze bancarie che non riescono a smaltire e la crescita debole. Inoltre l’entrata in vigore delle nuove regole europee sul salvataggio bancario tramite bail-in ha sortito l’effetto contrario: anzichè dare stabilità al sistema ha creato maggiore sfiducia e instabilità.
  • problemi “comunitari”: l’Unione europea sta perdendo la sua compattezza, la crisi economica e l’emergenza migranti stanno mettendo seriamente in discussione i principi fondanti dell’Unione. Le tensioni in Medio Oriente, la paura del terrorismo e l’ondata di richiedenti asilo verso l’Europa hanno messo in discussione i trattati di Schengen sulla libera circolazione delle persone. Alcuni Paesi, come per esempio il Regno Unito, stanno pensando di uscire dall’Unione o altri dalla moneta unica.
  • i rischi politici: anche l’instabilità politica di alcuni membri, come la Spagna, spevantano l’Europa e i mercati. Da non dimenticare anche il piano di salvataggio della Grecia ancora lontano dall’essere concluso. E la situazione peggiora ad ogni migrante che sbarca sulle coste elleniche.

Reazioni dei mercati e crollo del sistema bancario

In questo contesto di scarsa crescita, tensioni geopolitiche e fragilità diffuse i mercati non potevano che rispondere con profondi rossi. E ovviamente al centro del ciclone c’è il sistema bancario che in certi Paesi, Italia in primis, è alle prese con diversi miliardi di sofferenze, nuove regole europee, sfiducia montante tra i clienti e incompetenza politica. Questa volatilità sui mercati finanziari e le pressioni al ribasso sull’inflazione porteranno nuovi interventi di politica monetaria nel corso della riunione della BCE a marzo.

Possibili scenari di rischio

In questo contesto così complesso gli allarmi e le paure dei cittadini si moltiplicano. Soprattutto la condizione delle banche, e il maldestro salvataggio delle quattro banche lo scorso novembre con l’erosione dell’80% del valore degli investimenti, hanno creato un alone di fragilità e sfiducia sulle banche italiane. I contribuenti vedendo crollare la borsa e ormai consapevoli del funzionamento del bail-in sono preoccupati per il loro conto in banca o portafoglio di investimenti e sono tentati di togliere i risparmi dagli istituti.

Guardando al futuro, le previsioni si possono riassumere in due scenari:

  • Lo scenario più catastrofista vede una fuga di capitali dalle banche, grandi istituti in profonda crisi e misure restrittive sulla circolazione di capitali, l’intervento di un governo tecnico o addirittura della Troika (perchè la politita italiana non si prende responsabilità di decisioni scomode) che danno il via libera al bail-in sulle grandi banche italiane con la conseguenza che milioni di italiani vedono andare in fumo i loro investimenti e risparmi. E a quel punto gli alieni invadono il pianeta e addio umanità. A parte gli scherzi, questo scenario, per quanto non possa essere escluso a priori, allo stato attuale delle cose, può comunque essere escluso con un certo grado di tranquillità. Poi se la situazione dovesse iniziare a peggiorare in modo incontrollato ne riparleremo, ma al momento resta pura fantascienza.
  • Lo scenario meno catastrofista vede un rischio sull’economia mondiale nella norma, ma una maggiore pressione sull’Europa e in particolare sul sistema bancario. Anche in una situazione di crisi di liquidità che potrebbe innescare una spirale negativa per gli istituti europei, l’intervento della BCE sarebbe in grado di fornire grandi quantità di liquidità facendo rientrare l’emergenza. Al momento quindi non ci sarebbero i presupposti per prevedere una crisi sistemica e far dilagare il panico.

I rischi comunque ci sono, basterebbe il fallimento di una grossa società energetica o una banca europea tra quelle considerate sistemiche per cambiare le carte in tavola. In questo scenario l’Italia rischia grosso. Debito e deficit restano alti, i margini fiscali di manovra scarsissimi, la crescita e la produzione industriale anemiche e l’occupazione al palo: se le cose per l’economia mondiale si mettessero davvero male o il sistema bancario europeo traballasse, l’Italia non potrebbe contare su alcuna uscita d’emergenza.

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