Da oggi primo gennaio 2016 entra ufficialmente in vigore il bail-in, il meccanismo unico a livello europeo che evita il salvataggio pubblico, cioè da parte dello Stato, delle banche in crisi. Ecco una breve guida per capire come funziona in bail-in, quali sono le banche attualmente a rischio in Italia e come possono difendersi i clienti.
L’origine di questa nuova normativa va ricercata nel fallimento della Lehman Brothers e nella serie di recessioni che l’hanno seguita. Negli anni della crisi economica molti Paesi europei sono finiti sul lastrico per salvare le proprie banche in crisi, finendo col dover approvare misure di rigore e tagli su tutta la popolazione per la mal gestione del sistema bancario. Per questo motivo l’Unione Europea ha deciso di approvare una normativa uguale per tutti con lo scopo di evitare che una banca in crisi possa contagiare la stabilità del Paese stesso e portarlo a raschiare il fondo.
Obiettivo condivisibile, ma che porta con sè altre conseguenze. Perchè se non paga lo Stato qualcuno comunque deve pagare. E così l’UE ha ritenuto giusto che a pagare fosse la banca stessa, i suoi azionisti, obbligazionisti e correntisti secondo il principio per cui “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Forse più che sugli strati bassi della banca, le conseguenze di una crisi o di una mal gestione dovrebbero ricadere in primis sui vertici che l’hanno guidata. Ma un tale principio è difficilmente applicabile dal momento che sarebbe necessario, di volta in volta, verificare le singole responsabilità e comunque sarebbe impossibile chiedere loro di ripianare i conti dissestati di una banca.
Quindi se la banca affonda, deve affondare non soltanto il capitano, ma anche tutti i passeggeri. Così a novembre il governo ha recepito, con due decreti legislativi numero 180 e 181, la direttiva europea 2014/59/Ue “BRRD”, Bank recovery and resolution directive.
In pratica la Banca d’Italia assume il ruolo di Autorità di risoluzione e, appurando che una banca rischia il fallimento, può attivare una serie di misure:
- vendere una parte dell’attività a un acquirente privato;
- trasferire temporaneamente attività e passività a un’altra entità gestita dalle autorità per garantire i servizi in vista di una successiva vendita sul mercato;
- trasferire le attività deteriorate ad una bad bank che ne gestisca la liquidazione;
- applicare il bail-in.
In ultima istanza, quindi, Bankitalia può attivare il bail-in, un meccanismo che prevede il pagamento dell’8% del passivo della banca da parte di azionisti e correntisti. Ma in che ordine?
I primi a farsi carico delle perdite della banca in difficoltà sono:
- gli azionisti;
- a seguire coloro che detengono obbligazioni subordinate e senior;
- infine, il bail-in coinvolge i correntisti, ma soltanto coloro che hanno sul proprio conto più di 100mila euro. Per correntisti si intende sia privati che PMI.
Gli azionisti, così come gli obbligazionisti di subordinate sono i primi ad essere coinvolti e rischiano di veder diminuire, o quasi azzerare, il valore dei propri investimenti. Gli azionisti sono coloro che, per loro natura, partecipano al rischio di impresa. Possedendo azioni di una banca, così come vale per una società, l’investitore si assume un rischio: se la banca o la società fallisce perde tutto ciò che ha investito. Ma l’azionisti, più dell’obbligazionista o del correntista ha voce in capitolo sulla gestione della banca, partecipa e vota nelle assemblee in cui si prendono decisioni importanti, per questo motivo ha la facoltà di vigilare sulla guida della banca. Per questo motivo sono i primi ad essere coinvolti.
Subito dopo tocca ai bond subordinati senior che sono una categoria speciale. Hanno una rischiosità maggiore teoricamente incorporata nei rendimenti che sono il termometro del rischio dell’investimento. L’elevato rischio, infatti, è legato al fatto che, in caso di fallimento della banca, l’obbligazionista viene soddisfatto dopo gli altri creditori senior.
Infine, si arriva ai correntisti. Sono al riparo da eventuali coinvolgimenti:
- i conti correnti, conti deposito e certificati di deposito nominativi con liquidità inferiore ai 100mila euro;
- i possessori di covered bond;
- i debiti verso dipendenti, fisco, enti previdenziali e fornitori.
Da precisare che i 100mila euro sono garantiti da un fondo di garanzia pubblico finanziato con i contributi del sistema bancario. La somma garantita si intende per persona e per ogni istituto bancario. Ciò significa che se io ho due conti correnti nella stessa banca uno di 80mila euro e uno di 50mila euro sono garantita soltanto per 100mila euro e sulla parte eccedente, ovvero 30 interviene il bail-in. Ma se i due conti correnti sono presso due diversi istituti sono garantita per la cifra complessiva. Infine, se ho un conto convidiso con mia mamma con 180mila euro non è toccato dal bail-in perchè siamo garantite per 100mila euro ciascuna.
In occasione dell’entrata in vigore del bail-in è necessario precisare anche un’altra cosa. Con il salvataggio in extremis di banca Marche, Etruria, Carichieti e Carifferrara, abbiamo avuto l’impressione che una banca possa fallire, nel silenzio generale, da oggi a domani. Ma in realtà non è così. Tutte queste banche erano commissariate da anni da Bankitalia, ciò significa che la loro situazione di crisi era nota. Quando Bankitalia verifica una situazione di dissesto chiede al MEF il commissariamento della banca: i vertici sono allontanati e la banca entra in amministrazione straordinaria, cioè è gestita al fine di recuperare la stabilità finanziaria. Tutti questi documenti sono pubblicati sul sito di Bankitalia, è facile quindi per i clienti verificare se la propria banca è o meno tra quelle commissariate che rischiano cioè un’operazione di risoluzione.
Consultando i “Provvedimenti rilevanti relativi ai soggetti sottoposti a vigilanza” si scopre facilmente quali sono le altre banche oggetto di commissariamento:
- Bcc di Terra d’Otranto,
- Istituto per il Credito Sportivo,
- Cassa di risparmio di Loreto, Popolare dell’Etna,
- Popolare delle Province Calabre,
- Banca Romagna Cooperativa,
- Bcc Irpina,
- Banca Padovana,
- Cassa Rurale di Folgaria,
- Credito Trevigiano,
- Banca di Cascina,
- Banca Brutia, l’ultima new entry il Gruppo Bancario Mediterraneo (18 novembre 2015).
Le banche oggetto di commissariamento non sono necessariamente destinate ad un’operazione di risoluzione come banca Marche, CariChieti, CariFerrara e banca Etruria. L’amministrazione straordinaria, infatti, dovrebbe servire proprio per evitare che le banche finiscano a gambe all’aria, ma purtroppo non tutte le ciambelle vengono con il buco.
Il consiglio che si può dare ai clienti di queste banche è di non acquistare strumenti finanziari rischiosi e non tenere sul conto corrente liquidità superiore ai 100mila euro. Così facendo, anche in caso estremo di risoluzione bancaria, il correntista non subirà ripercussioni. In generale, comunque, il consiglio da seguire è di leggere bene i documenti bancari prima di firmare per sottoscrivere un’obbligazione, soprattutto se rientra tra quelle senior di una banca a rischio crisi. E poi tenersi sempre informati sulle condizioni della propria banca, sulla solidità, sulle decisioni prese in assemblea. La banca non è un negozio presso il quale compriamo un prodotto, un conto corrente o uno strumento finanziario che sia, e basta. E’ un luogo in cui conserviamo i nostri risparmi, ed è importane, ogni tanto, controllare che non prenda fuoco.
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