Usare il fantomatico tesoretto trovato nelle maglie del Def per distrarre i cittadini dall’imminente aumento delle accise sulla benzina. I maligni potrebbero interpretare così le ultime mosse del premier Renzi. Ma andiamo per ordine.
Il tesoretto nel Def
E’ notizia della scorsa settimana la scoperta, da parte di Renzi e del Ministero Padoan, di un tesoretto da 1,6 miliardi trovato nelle pieghe del bilancio pubblico italiano. Per prima cosa cerchiamo di capire se quel tesoretto effettivamente esiste o meno. Come spiega il vicedirettore del Sole 24Ore, si tratta in sostanza di un deficit. Nel documento di economia e finanza il governo ha previsto per il 2015 una crescita dell’Italia non più dello 0,6% come previsto in autunno, ma di uno 0,7%. Questa previsione più rosea determina un differenziale tra l’obiettivo di un rapporto deficit/Pil al 2,6% e il tendenziale al 2,5%. Questo differenziale pari allo 0,1% vale appunto 1,6 miliardi di euro. In pratica il tesoretto sbandierato dal governo si basa su una previsione, si tratta quindi di numeri astratti e potenziali.
Ma ammesso che la previsione del governo risulti, stranamente, vera il nostro bilancio pubblico ha bisogno di così tanti aggiustamenti che sembra ridicolo il dibattito su come utilizzare il tesoretto da 1,6 miliardi. Tutti i partiti in parlamento hanno subito fatto proposte per impiegare i soldi disponibili, così come tra i Ministri del governo è partita la gara a chi si aggiudica il bonus da 1,6 miliardi da spendere a piacimento. Come se non sapessero qual’è la reale situazione dei conti pubblici e quanto, se veramente esiste quel tesoretto, questo sia necessario per coprire dei buchi lasciati precedentemente nei conti italiani.
Aumento accise sulla benzina
Il primo appuntamento con la realtà è fissato per il prossimo 30 giugno quando, in mancanza di provvedimenti, scatterà l’aumento automatico delle accise sulla benzina. Il rialzo delle accise è l’eredità lasciata dalle clausole di salvaguardia della legge di stabilità che prevedono aumenti automatici in caso di mancate entrate così come indicate nella manovra finanziaria.
Il governo aspetta ancora il via libera di Bruxelles, tutt’altro che certo a questo punto, sui meccanismi di inversione contabile Iva introdotti dalla legge di stabilità. Qui infatti, si indicava una dote da 1,7 miliardi da reperire grazie alla lotta all’evasione fiscale effettuata con il reverse change per la grande distribuzione e lo split payment dai quali sarebbero dovuti arrivare rispettivamente 728 milioni di euro e 998 milioni. Contro il via libera della commissione europea sui meccanismi di inversione contabile si è schierata l’Associazione nazionale costruttori con Cna, Confartigianato e cooperative del settore. Insieme hanno inoltrato alla Commissione una protesta formale contro lo split payment, ovvero il pagamento dell’Iva da parte della Pa direttamente allo Stato e non più ai fornitori, entrato in vigore il primo gennaio scorso senza l’autorizzazione di Bruxelles. Secondo le associazioni questo meccanismo inoltre è incompatibile con la direttiva europea sui ritardi di pagamento che fissa in 60 giorni il limite massimo per il pagamento da parte della Pa dei fornitori. Secondo l’Anc lo split payment “drena risorse dovute alle piccole e medie imprese -stimate in 1,3 miliardi di euro annui- ed introduce, di fatto, una corsia preferenziale per i pagamenti a favore dello Stato”.
A tutto ciò si aggiunge un’altra scadenza. Entro la fine del mese di aprile i concessionari di slot machine dovrebbero versare allo Stato 200 milioni di euro, la prima rata della tassa sui videogiochi introdotta con la legge di stabilità. Ma ad una settimana dalla scadenza, ancora niente si muove. Secondo una stima, nella migliore delle ipotesi il governo riceverà circa il 50% del dovuto, ovvero 100 milioni di euro.
E così il tesoretto che manca all’appello sale a circa 1,8 miliardi di euro indicati nella legge di stabilità, ma poi non reperiti dal governo. In mancanza di un miracolo dell’ultim’ora il governo Renzi dovrà trovare misure alternative a quelle indicate nella legge di stabilità per far quadrare i conti pubblici. In caso contrario l’aumento delle accise fissato per il 30 giugno prossimo diventerà certamente realtà.